Salvini promette il “pugno duro” contro l’Europa per tutelare i gestori degli stabilimenti balneari, ma Bruxelles tira dritto e, per tutta risposta, prima del decreto, avvisa l’Italia dettando le regole degli indennizzi. E non sono buone notizie per i nostri bagnini.
Secondo la lettera dell’Unione Europea, infatti, il governo italiano dovrà fissare criteri quantificabili sui bandi delle concessioni balneari: niente sovra-compensazioni agli operatori uscenti. Non ammissibili neppure valore aziendale e avviamento. Inoltre, veto di chiedere fidejussioni al nuovo titolare per non penalizzare soprattutto giovani operatori che aspirano a entrare sul mercato. In sostanza, l’Europa ha ribadito la necessità che i nuovi bandi siano conformi ai principi della concorrenza, evitando oneri indebiti che possano scoraggiare nuovi operatori dal partecipare alle gare.
Paletti davvero pesanti quelli conficcati sulle spiagge italiane dall’Unione europea sul decreto indennizzi, che il ministro Salvini ha confermato in emanazione entro marzo, contenente i decreti attuativi per i bandi di riassegnazione degli arenili, da chiudere entro il 2027.
La lettera, predisposta dalla Direzione generale Mercato Interno e Pmi dell’Ue, va in netto conflitto con quanto promesso dal ministro Salvini che, sul tema, appena qualche giorno fa, aveva garantito: “Saranno indennizzi veri, non mance…”.
Intanto per martedì 11 marzo è stato convocato presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti un Tavolo di consultazione sull’adozione del decreto interministeriale attuativo dell’articolo 4, comma 9, della legge n. 118/2022, relativo agli indennizzi nel settore delle concessioni demaniali marittime a scopo turistico-ricreativo. Il tavolo sarà presieduto dal Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Sen. Matteo Salvini.
Il governo italiano sta lavorando alla definizione del decreto, cercando un equilibrio tra le richieste europee e le esigenze del settore balneare. Tuttavia, resta il nodo delle modalità di attuazione dei criteri suggeriti dalla Ue, con un confronto ancora aperto tra Roma e Bruxelles.