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19 Aprile, 2025 Cesenatico

I nostri consigli di lettura: “Le braci” di Sandor Marai

(…) fra due uomini il significato profondo dell’amicizia consiste nell’abnegazione, nel non esigere dall’altro né sacrifici né tenerezza, soltanto il rispetto di un’alleanza tacitamente conclusa

Un buon lettore deve avere sempre un libro sul comodino, questo è il mio mantra.

Poi sul genere di libro si può discuterne. Io personalmente preferisco i romanzi e quindi mi ritrovo quasi sempre imbrigliata in storie di fantasia che mi portano a viaggiare in pianeti lontani e sconosciuti, oppure così vicini da immedesimarsi. 

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I libri li prendo ovunque, in prestito da amiche, in biblioteca, a volte li compro in librerie, altre volte – ed è questo il caso – faccio acquisti in negozi di seconda mano. Nello specifico a Cesenatico c’è un fornitissimo mercatino dell’usato in cui ho trovato questa lettura che si può tranquillamente definire universale.

Universale perché “Le braci” di Sandor Marai tratta di temi che ci accomunano tutti, che sono rivolti alla totalità delle persone, nessuno escluso: l’amicizia, l’amore, il senso di giustizia, la memoria, il tempo che passa e anche la vendetta.

E’ un libro che possiamo portarci sotto l’ombrellone nelle nostre calde estati? Forse no, è un libro da leggere a luce soffusa, coperta sulle ginocchia, Chopin in sottofondo (riferimento non casuale), matita in mano pronta a sottolineare le frasi più evocative. 

La storia ruota intorno ad un protagonista assoluto, un generale dell’ormai ex Impero Austro Ungarico proveniente da una famiglia molto ricca, Henrik, e le sue vicissitudini. Dalla profonda amicizia stretta sin dall’infanzia con Konrad, un nobile decaduto che frequenta la scuola militare ma con ambizioni più artistiche che belliche, al matrimonio con Krisztina, il presunto tradimento di quest’ultima con il migliore amico e tutto ciò che ne consegue: struggimento, sofferenza, sete di vendetta e riflessioni filosofiche che ruotano intorno al senso stesso della vita. 

Il romanzo si apre con una lettera di Konrad all’amico, se ancora può definirsi tale, Henrik, in cui gli scrive che lo andrà a trovare al suo castello; i due non si vedono da quarantuno anni, siamo ormai nel 1940, sono vecchi e hanno tante cose da dirsi.

Durante il colloquio, che possiamo immaginare intorno a un tavolo, ciascuno a un capo di esso e con i due che si guardano fissi negli occhi, Henrik tira fuori tutto quello che si è tenuto dentro durante quei lunghissimi anni, in cui lui però ha vissuto nella convinzione che ci sarebbe stato questo ultimo fatale incontro. 

Cosa si sono detti i due nemici/amici? Henrik è riuscito a sbrogliare la matassa dei suoi interrogativi? I segreti si sono disciolti? Non credo sia il caso di anticipare nulla sul finale, anche perché questo linguaggio colloquiale non sarebbe mai all’altezza della poesia utilizzata dall’autore Sandor Marai per descriverci i sentimenti del protagonista.

Un libro da leggere in ogni momento, da conservare come una pietra preziosa, insomma, un libro che deve assolutamente capitare sui nostri comodini.

Buona lettura

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