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19 Aprile, 2025 Cesenatico
Il porto che cambia: un bazar cingalese al posto del negozio “Piccoli Sogni”

Il porto che cambia: un bazar cingalese al posto del negozio “Piccoli Sogni”

Quel Pinocchio di legno sul triciclo era ormai diventato un simbolo gioioso del porto canale di Cesenatico perché, anche nell’era dello smartphone e della Play, non c’era bimbo che, passando da quel negozio, non sgranasse gli occhi tirando i genitori per la giacca.  

In quell’incantevole bottega sul porto, colorata di una luce calda e fluorescente, Marcello Teodorani e Giusy Paiardini avevano investito gran parte dei loro progetti. Ecco perché, esattamente dieci anni fa (febbraio 2015), quando decisero di subentrare alla gestione di “Bartolucci” (il fornitore di quei magici articoli in legno artigianale), chiamarono quel negozio “Piccoli sogni”. 

“I primi anni sono stati incoraggianti – spiega Marcello – e quell’investimento, conti alla mano, sembrava sostenibile. Poi il Covid ha cambiato tutto. Archiviata la fase dei lockdown, quando abbiamo riacceso la nostra insegna, eravamo convinti che, dopo una prima fase di graduale ritorno alla normalità, gli affari si sarebbero ripresi. E invece le cose sono andate diversamente…”. 

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Il porto che cambia: un bazar cingalese al posto del negozio “Piccoli Sogni”

E infatti, “Piccoli Sogni”, come tante altre realtà commerciali del nostro territorio, comincia ad andare in difficoltà: “La pandemia – prosegue Marcello – ha reso ormai familiare la cultura dell’e-commerce, stravolgendo le abitudini quotidiane della gente. L’ultima estate, in questo senso, è stata emblematica: i turisti ci sono anche stati, ma gli incassi sono andati a picco, come se la gente avesse perso l’abitudine ad acquistare nei piccoli negozi. Il contesto poi non aiuta perché, negli ultimi anni, i mercatini serali a Cesenatico si sono moltiplicati e chi vuole acquistare un souvenir preferisce orientarsi verso articoli più economici anziché spendere qualche euro in più per un oggetto di legno artigianale”. 

Ma a dare la mazzata finale a questa attività è stata, ancora una volta, la rigida intransigenza dei proprietari dei muri: “A novembre – racconta Marcello – dopo, un’estate davvero deludente, siamo andati, conti alla mano, a ridiscutere l’affitto. Ricordo che quel mese non avevamo neanche incassato i soldi per pagare le bollette. Ci aspettavamo che, dopo dieci anni, ci venissero un po’ incontro e, invece, il proprietario del locale ci ha spiegato che, in realtà, c’era la fila per prendere in gestione il nostro negozio. A quel punto, seppur a malincuore, abbiamo deciso di chiudere l’attività”.

Il porto che cambia: un bazar cingalese al posto del negozio “Piccoli Sogni”

Ma forse di fila non ce n’era granché e, infatti, alla fine a subentrare in quell’angolo prestigioso del porto canale sarà il “solito” bazar di articoli cingalesi, con tutto il rispetto qualcosa di molto distante dai romantici orologi con gli occhi di Piccoli Sogni: “Con il senno di poi – conclude Marcello – avremmo dovuto arrenderci già qualche anno fa quando, dopo il Covid, era già chiaro che il mondo fosse cambiato. Perché siamo andati avanti? Ma perché lo stupore negli occhi dei bambini che entravano nel nostro negozio ci sembrava una motivazione più che sufficiente. Ci abbiamo provato fino a quando ne abbiamo avuto le forze e, per questo, ci tengo anche a ringraziare Giada Giordani, Alessia Figini e Rebecca Zuna, le nostre splendide commesse che, in questi anni, in momenti diversi, ci hanno dato una grande mano”.  

Spesso si dice che il porto canale sia una vetrina di grande fascino commerciale, un “red carpet” bramatissimo dai negozianti. La verità è un tantino diversa: “L’inverno sul porto è molto lungo – conclude Marcello – se si eccettua il periodo del Natale, dove la gente c’è sempre, i mesi di ottobre, novembre, gennaio, febbraio e marzo sono miseri. Ci sono giornate in cui non passa un’anima viva e, a parte qualche fine settimana, tante volte si chiude la cassa battendo zero scontrini. E’ una situazione abbastanza generalizzata, anche se qualcuno per pudore non lo ammette. Altri prima di noi si sono arresi e adesso, seppur con una certa tristezza, tocca a noi”.

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