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18 Aprile, 2025 Cesenatico
Riforma dei medici di famiglia, l’Ausl Romagna dice “sì”

Riforma nazionale dei medici di famiglia, l’Ausl Romagna dice “sì”

Dall’Ausl di Romagna arriva il “semaforo verde” alla riforma nazionale dei medici di famiglia che, secondo la proposta del Governo, potrebbero passare alle dipendenze delle aziende sanitarie. L’apertura è del direttore generale Tiziano Carradori, secondo cui la riforma è “condivisibile e coerente con il servizio sanitario nazionale”. 

“Io aspetto questa riforma da 30 anni – ha spiegato ieri a Bologna il direttore generale dell’Ausl Romagna all’incontro organizzato dall’associazione Giovanni Bissoni – e sono curioso di vedere se diventerà effettivamente tale. Personalmente ritengo che sia condivisibile, qualora vada in porto, il superamento del rapporto di para-subordinazione all’interno del servizio sanitario riguardo i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e anche gli specialisti ambulatoriali. Ritengo che sia coerente con la natura di servizio sanitario nazionale”.

Riforma dei medici di famiglia, l’Ausl Romagna dice “sì”

Inoltre, sottolinea Carradori, “lo è ancora di più nella misura in cui con il Pnrr abbiamo deciso di destinare sei miliardi di euro alla costruzione delle Case della Comunità”. Questo passaggio, da medici convenzionati a dipendenti, tra l’altro “favorirebbe l’esercizio della pratica polispecialistica e multiprofessionale. Oggi il grande carico di problemi sono le malattie cronico-degenerative e molti degli interventi necessari sono quelle per l’educazione della persona per cercare di minimizzare le conseguenze negative e sottoporsi ai controlli ricorrenti. Cioè sono problemi non clinicamente instabili tali da richiedere un medico”. 

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Ad ogni buon conto, avverte Carradori, “anche le cose sensate possono essere applicate male. Un conto è lanciare l’idea, e quello della dipendenza è l’aspetto macro. Ma sono il come, chi, quando e a quali condizioni che decretano la fattibilità, la valutazione dell’onere finanziario e anche come gestire le fasce intermedie”.

La riforma dei medici di medicina generale, valuta ancora Carradori, “non è come la legge dello sciacquone: tutto in una volta”. Occorrerà cioè pensare a come “non rendere omogeneo questo approccio, perché a chi mancano tre anni dalla pensione è evidente che non gli cambi il mondo. Ma al neolaureato puoi dire se preferisce il convenzionamento oppure operare all’interno di una struttura. Finora non l’abbiamo mai voluto fare”. 

Secondo il direttore generale dell’Ausl Romagna, tra l’altro, “questa è anche una grande opportunità. I medici italiani sono tra i più vecchi al mondo, quindi siamo in una fase in cui la riflessione va spinta a fondo e rapidamente perché abbiamo una finestra di opportunità data dalla demografia sanitaria”.

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