Procede la raccolta fondi per il recupero del “Calimero Sampa”, il peschereccio più grande della nostra marineria affondato lo scorso 28 gennaio, per cause ancora in via di accertamento, dopo una collisione contro le scogliere di Ponente.
Chi si aspettava una “gara di solidarietà” con donazioni a pioggia, però, è rimasto deluso perché la “colletta” promossa dalla Cooperativa Casa del Pescatore di Cesenatico, almeno per il momento, procede molto a rilento.
Sul sito di “GoFundMe”, infatti, sono arrivate, al 9 febbraio, 128 donazioni per un totale di 5695 euro, una somma molto distante dall’obiettivo di 20mila euro fissato dalla piattaforma.
Il numero di donatori, per la verità, non è affatto male, ma ciò che lascia perplessi è l’entità media dei versamenti, molti dei quali da 5-10 euro. E allora è inutile girarci intorno: all’appello, tranne qualche eccezione, mancano le donazioni dei pescatori, quelli che – per spirito di appartenenza e per “doveroso” senso di vicinanza – ci si aspettava avrebbero partecipato in maniera più convinta alla raccolta fondi.
E invece, almeno per il momento, così non è stato e la “voce della banchina” suggerisce anche il perché. Pesa ancora, tra i pescatori, il ricordo dell’analoga vicenda del “Lugarain” per il cui affondamento, nel 2022, vennero devoluti all’equipaggio tunisino 30mila euro, soldi che doveva servire – almeno così recitava la mission della raccolta – “per recuperare e riparare la barca”.
In quell’occasione la mobilitazione fu molto più “partecipata” e anche il sindaco Gozzoli lanciò un accorato appello alla comunità di Cesenatico per aiutare “Khaled e i suoi fratelli”.
Il sostegno arrivò ovviamente anche dalla cooperativa “Casa del Pescatore”, che ribadì più volte che quella del Lugarain “non poteva restare una faccenda privata” ma doveva diventare “un fatto collettivo che coinvolgeva l’intera marineria e la comunità di Cesenatico”. Non a caso, nel dicembre di quell’anno, vennero organizzate anche due cene di raccolta fondi nei locali della parrocchia di Santa Maria Goretti. Insomma, una gara di solidarietà mai vista prima, nonostante il Lugarain non fosse certo l’unico peschereccio di Cesenatico affondato negli ultimi anni.
In ogni caso, alla fine, la barca non venne mai recuperata e quell’episodio riportò d’attualità tra i marinai la proposta di stanziare un “fondo di solidarietà” da utilizzare proprio in questi casi, ma l’idea fu osteggiata da qualcuno e, alla fine, non si concretizzò.
Oggi, dunque, di fronte a questo episodio, la marineria di Cesenatico – solitamente compatta e solidale – si dimostra diffidente e disgregata. E anche le istituzioni della pesca, che per “Khaled e i suoi fratelli” si erano lanciati in sperticati appelli, questa volta sono rimaste molto più tiepide e distanti.