Non é certo un oracolo infallibile e in questi anni abbiamo anche imparato a prendere con le pinze alcune sue “verità”. Ma, piaccia o no, Wikipedia resta pur sempre la piattaforma d’informazioni più influente del web, quella che ci viene in soccorso ogni qual volta digitiamo su Google un termine o una circostanza che non conosciamo o di cui vorremmo avere maggiori approfondimenti.
Nonostante la doverosa premessa, fa un certo scalpore leggere, nella descrizione su Marco Pantani, il seguente passaggio: “La sentenza del Tribunale di Ferrara n.533 del 19 novembre 2003 emessa in merito al procedimento penale a carico di Francesco Conconi e altri accertò definitivamente l’uso di sostanze dopanti (nello specifico dell’eritropoietina) da parte di Pantani”. Insomma, senza girarci troppo attorno, secondo “l’enciclopedia libera”, Marco Pantani sarebbe formalmente un dopato. Si tratta ovviamente di un’informazione destituita di ogni fondamento perché, nel corso della sua straordinaria carriera, il Pirata non é mai stato condannato per doping.
Certo, il “suo” ciclismo, come dimostrarono le inchieste giudiziarie, non era uno sport “pulito” se é vero – come é vero – che tutti i vincitori del Tour de France dal 1996 al 2005 compreso (tranne Pantani) hanno avuto formalmente a che fare col doping. Allo stesso modo é giusto ricordare che, a cavallo del millennio, non esistevano ancora i test per smascherare l’Epo o le trasfusioni (che all’epoca dilagavano) e i controlli a sorpresa, a quei tempi, si facevano solo in gara.
Detto questo, Pantani non è mai stato trovato positivo a un controllo antidoping ufficiale a nessuna sostanza all’epoca proibita e – anche se, nel 2013, le rianalisi dei campioni di urina scongelati del Tour 1998 ci consegnarono un’altra verità, il dato storico non cambia: non esiste una sentenza passata in giudicato che possa in qualche modo far sostenere che Marco fosse un dopato (diversamente il Tour, così come fece con Lance Armstrong, gli avrebbe sicuramente tolto la vittoria del 1998. E invece nell’albo d’oro della Grand Boucle il nome di Marco c’é sempre).
E veniamo allora al procedimento penale a carico di Francesco Conconi, il dottore dell’università di Ferrara che Marco – dal 1992 al 1996 – quando gareggiava con la maglia della Carrera, frequentava assieme a tantissimi altri ciclisti dell’epoca.
Conservati a suo nome o con vari pseudonimi (Panzani, Panti, Ponti, Padovani…) i parametri ematici del romagnolo mostrarono diverse anomalie: in sostanza, l’ematocrito passava dal 41-42% al 52-56% con una coincidenza perfetta tra qualità dei risultati ottenuti e valori elevati.
Quando Pantani venne ricoverato all’Ospedale delle Molinette dopo lo spaventoso incidente alla Milano-Torino 1995, il suo 60,1%, fisiologicamente inspiegabile per i periti, costrinse i medici a somministrargli litri di diluente per scongiurare una trombosi e poi due sacche di sangue. Quell’incidente portò Pantani a processo penale anni dopo davanti al tribunale di Forlì per “frode sportiva” con una condanna a tre mesi di reclusione. Quella sentenza, però, fu annullata in appello e dunque Pantani fu formalmente scagionato da ogni accusa. Ecco perché la ricostruzione di Wikipedia é del tutto sbagliata e, senza dubbio, andrebbe modificata.