Quella di Gabriele Monteverde, un giovane affetto da una disabilità intellettiva moderata, é una storia particolare, dove la rivendicazione dei diritti personali si intreccia – non sempre in maniera armonica – con i rigidi protocolli della legge.
Premessa d’obbligo: non esistono oggi prove inconfutabili per sostenere che i suoi diritti siano violati né per ritenere che il Tribunale che si occupa di lui dopo la morte dei genitori non abbia fatto in pieno il suo dovere decidendo sempre nell’esclusivo interesse del suo benessere individuale, ma la sua storia – che apre profonde riflessioni sul tema della disabilità mentale – merita comunque di essere raccontata perché, al di là di ogni modello sociale, la disabilità non deve mai costituire un fattore di indebolimento dei diritti personali.
Gabriele, che tutto sommato é “in grado di intendere e di volere”, abita a Cesena ma, tutti i giorni, si reca a Cesenatico con l’autobus. Purtroppo, nel mese di dicembre, durante uno dei tanti tragitti sulla linea 92, é stato aggredito da due persone che, in seguito ad alcune indagini, sono state poi identificate ed arrestate.
Quell’episodio ha creato ulteriori scompensi in una personalità già indifesa, ma il suo problema é un altro. Secondo suo zio Antonio, che sta affrontando da tre anni una complessa battaglia legale, Gabriele non starebbe ricevendo la giusta assistenza e le cure necessarie: “Pur avendo la possibilità economica di vivere dignitosamente grazie alla pensione lasciata dai suoi genitori – denuncia – Gabriele è costretto a vivere in casa sua in una situazione di degrado”.
Nel mirino della famiglia ci sarebbe la badante che, secondo il resoconto circostanziato dello zio, lo trascurerebbe, preparandogli un unico pasto al giorno, rifiutandosi di somministrargli le medicine e di aiutarlo nella cura dell’igiene personale. In più – é l’accusa più grave – non gli fornirebbe i soldi, nemmeno qualche euro per le piccole spese quotidiane, tanto che Gabriele sarebbe costretto ad elemosinare cibo tra i commercianti caritatevoli di Cesena e Cesenatico.
“La badante – denuncia lo zio Antonio – con i suoi comportamenti ostili, impedisce qualsiasi contatto con la famiglia che abita lontano e si arroga persino il diritto di cancellare le visite mediche prenotate dalla famiglia”.
La situazione sarebbe stata più volte segnalata al tribunale, ma il suo amministratore di sostegno, malgrado le vibrate proteste dei familiari, ha sempre ritenuto quelle accuse destituite di ogni fondamento, opponendosi – per il bene di Gabriele – ad un cambio della badante.
A quel punto la famiglia di Gabriele, dal 2022, ha provato a chiedere al Tribunale di Forlì la sostituzione dell’amministratore di sostegno ma, anche in questo caso, il giudice ha ritenuto che non vi fossero elementi per giustificare un avvicendamento.
Insomma, secondo il giudice, Gabriele sarebbe assistito in maniera professionale e dignitosa, mentre per la famiglia la “rete” di persone che lo circonda non gioverebbe alla sua serenità: “L’appartamento in cui vive – denuncia lo zio Antonio – è diventato una topaia perché nessuno se ne occupa. Il fornello della cucina è mal funzionante, c’è muffa dappertutto. Gabriele è costretto a dormire sopra un materasso rotto e la porta del bagno è inesistente. Sono ormai tre anni che lottiamo affinché Gabriele possa vivere in serenità seguito da persone amorevoli in grado di fornirgli tutta l’assistenza che merita ma, ad oggi, non siamo riusciti ad ottenere alcun risultato”.
Sempre secondo la sua famiglia, Gabriele avrebbe espresso chiaramente la sua volontà davanti al Giudice di cambiare sia badante che amministratore di sostegno, ma un Tribunale ha l’obbligo di operare secondo l’interesse della persona assistita e, dopo una serie di approfondimenti, il verdetto é sempre stato lo stesso, ovvero quelle figure interpretano con professionalità i loro compiti e pertanto non si ravvisano i presupposti per alcuna modifica.
“La volontà di un individuo, seppur con deficit intellettivo – conclude la famiglia – dovrebbe essere imprescindibile ma, nel caso di Gabriele, non é così. Lui vorrebbe solo essere ascoltato e rivendica il diritto di scegliersi le persone che devono occuparsi di lui, ma ad oggi questa libertà non é mai stata rispettata e questo lo priva dei suoi diritti fondamentali e della sua dignità personale”.